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Diario d’Algeria
Il libro
Di pochi anni successivo all’esordio poetico rappresentato da Frontiera e anticipatore della maturità espressiva degli Strumenti umani, Diario d’Algeria, uscito nel 1947 , compendia la formazione estetica e il nitore stilistico del giovane Sereni col vissuto della prigionia in Nord Africa patita durante la guerra. Se, a suo tempo, Giacomo Debenedetti ha scritto che, con questa raccolta, «la storia è entrata nella poesia di Sereni», Giovanni Raboni, nella prefazione alla presente riedizione, si interroga su «quale storia o, meglio, di quale dimensione, di quale immagine, di quale sentimento della storia possa mai trattarsi», arrivando a definirla come «”angolo morto” di se stessa, limbo, “girone grigio” che corre “nello scherno dei mesi”, privazione-rifiuto degli eventi che contano e del loro significato, insomma […] storia degli sconfitti». «A entrare con il Diario nella poesia di Sereni», prosegue Raboni, «potrebbe essere, piu precisamente, l’esperienza – l’esperienza nella specie emblematica e traumatica di fine della giovinezza, del suo limpido, incantevole, malinconico sogno d’attesa». E nella «verità di un’esperienza umana e, perche no, storica cosi tragicamente complessa» è racchiuso «il perdurante e inconfondibile fascino, la speciale e perturbante bellezza del libro al quale ci troviamo ancora una volta di fronte come a un oggetto intatto e misterioso di conoscenza e d’emozione».