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Da una crepa
La traduzione francese di Da una crepa, intitolata Depuis une fissure, ha vinto il Grand Prix de Poèsie Étrangère 2018.
Se l'asse cede, se la
voce affonda,
c'è qui
nell'aria, la
parola-ramo
che ci tiene.
Elisa Biagini, Da una crepa
Il libro
Continua a essere il corpo – o la contiguità fra corpo e linguaggio – il centro dell’ossessione poetica di Elisa Biagini, un corpo femminile sezionato e reinventato attraverso figure che attingono a un immaginario quotidiano, domestico (il viso è una tazza, la schiena «un astuccio di semi», i lobi fazzoletti annodati), e lo trasformano in involucro di un’identità misteriosa. Ne risulta una poesia franta, spezzata, da ricomporre. Ma per Biagini il corpo è soprattutto mezzo e sede della relazione con l’altro: se in una delle sue precedenti raccolte, L’ospite, il «tu» si incarnava nella presenza concreta di una figura familiare, qui l’interlocutore è «d’inchiostro», ma non per questo meno concreto: con la sua «parola verticale» l’autrice cuce i propri versi a quelli di alcuni dei poeti amati (Celan, Dickinson) in un insolito, struggente dialogo.