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Canti Orfici
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
***
Un solo volto ha la Chimera di colui che amava definirsi «l'ultimo dei Germani in Italia»: quello della Poesia.
Il libro
Una vita errabonda, chiusa a trentatre anni con il ricovero in manicomio, ha sbrigativamente fatto di Dino Campana un maudit, il Rimbaud italiano, un caso clinico da affidare all’aneddotica.
Autore di un solo straordinario libro, i Canti Orfici, pur affondando le radici nella cultura europea, quella simbolista in particolare, il «poeta pazzo» ha in realtà caratteri propri che lo rendono difficilmente collocabile in una linea o in una tradizione.
Quella del «visionario», forse la figura piú inquietante del nostro Novecento letterario, è una scrittura orfica (cioè misteriosa, oscura, per iniziati), scaturita da una vena ben consapevole della «purità di accento» che la percorre.
Introduzione, biografia, note ai testi e appendici documentarie a cura di Renato Martinoni.