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Alibi
Il fondamento, la legittimazione di Alibi è una
capacità di amare senza risparmio, una capacità
insolita, e quasi mostruosa, di regalarsi all'amore.
Cesare Garboli
Il libro
Tutte le poesie di Alibi sono poesie d’amore. Non importa che l’amore sia immaginario o reale, è l’amore ad essere raccontato.
Un amore trattato e vissuto come un male, e insieme come la sola liberazione dal male.
Era il 1958 quando Alibi uscì per la prima volta. Fu accolto con curiosità, Caproni e altri poeti lo recensirono, poi fu dimenticato per trent’anni. Nell’edizione del 1988 si faceva già cenno a un prezioso incunabolo a cui risalivano molte delle poesie di Alibi e in particolare a un testo inedito che ne era «la cellula generativa». In questa nuova edizione curata da Cesare Garboli, quel testo, dal titolo Narciso, viene per la prima volta pubblicato così da offrire ai lettori e agli studiosi di Elsa Morante la possibilità di penetrare nello sconosciuto laboratorio di una delle più singolari personalità letterarie italiane
Le poesie di Alibi sono poesie da album, ma un album visitato da una tristezza veggente di chiromante pazza e disperata che interroga, cieca, le linee confuse e arruffate del suo destino ma non sa afferrarlo, perché quello che la tradisce e le manca è proprio il cinismo, l’astuzia, il terra-terra del mestiere. Diversamente da ogni altro album di poesie femminili, l’argomento di Alibi non è la memoria o il diario dei fatti del cuore; protagonista è sempre il futuro, la conoscenza, la divinazione, la spiegazione data a se stessa di un destino sempre più simile a una condanna e a un inferno – e se c’è qualcosa che non finisce di sorprendere, in questo album capovolto e mostruoso, è che la pitonessa che si arrovella sulle fatture e i filtri, e fa versi simili alle cantilene e ai sortilegi che accompagnano la magia, non smette per questo di essere una ragazza sognatrice che vuole l’amore e aspetta la felicità.
dall’Introduzione di Cesare Garboli