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Affrontare la musica
Tra echi di maestri - dai prediletti francesi a Charles Reznikoff, a Celan e Ungaretti - ed espliciti omaggi ai modelli d'elezione, il repertorio di immagini e metafore della poesia di Auster è in gran parte già quello che ne segnerà in seguito la prosa; e nel succedersi delle raccolte non fa che arricchirsi continuamente in toni, timbri, e varietà espressiva.
Il libro
Prima di diventare romanziere, saggista e autore cinematografico Paul Auster è stato un poeta. Lo è stato nel periodo giovanile, quando un’operosa passione per la poesia – soprattutto contemporanea – ha rappresentato il motore principale della sua crescita letteraria, come appare dal vasto corpus di traduzioni e interventi critici acuti e profondi contenuto ne L’arte della fame. Ma chi avvicina i testi poetici di Auster scopre che in essi da subito c’è poco di «giovanile», legato agli inizi o all’apprendistato; al contrario, raccolgono l’energia naturale di una personalità artistica dagli orizzonti già ben definiti, che impone senza indugi la sua voce inconfondibile. Tra echi di maestri – dai prediletti francesi a Charles Reznikoff, a Celan e Ungaretti – ed espliciti omaggi ai modelli d’elezione, il repertorio di immagini e metafore della poesia di Auster è in gran parte già quello che ne segnerà in seguito la prosa; e nel succedersi delle raccolte non fa che arricchirsi continuamente in toni, timbri, e varietà espressiva. Si trovano quindi almeno due motivi di grande fascino nella produzione poetica di Paul Auster qui presentata integralmente sotto il titolo deciso e sfumato di Affrontare la musica: l’alto valore intrinseco dei testi e le loro anticipazioni contenutistiche e formali dell’Auster piú famoso, quello dei romanzi. In molti scrittori il passaggio dai versi alla prosa – specialmente dalla lirica alla narrativa – è distinto da brusche sterzate nei temi e nello stile. Non cosí in Paul Auster: chi ha familiarità con la sua opera di romanziere la ritroverà presupposta nelle poesie con totale coerenza, a formare un edificio creativo angosciosamente controllato, dove ogni crepa è consapevole, ogni cesura si rimargina all’interno di un’arte essenziale e visionaria. E anzi, nel dettato a tratti laconico di questi versi Auster riesce a evocare ancor meglio che altrove l’enigma della vita come un succedersi di muri e stanze vuote, di vastità boreali e di cave di pietra; di lunghe attese in chiaroscuro prima che si mostri una vena di metallo prezioso, o una colomba ci riporti il segno che – forse – la nostra solitudine non è senza scampo.
Massimo Bocchiola