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Josefine e io
Il libro
Quando Joachim, un economista di trent’anni con buone prospettive di carriera e dalla vita sentimentale travagliata, la salva da uno scippo e le restituisce la borsa ricamata di perline, l’anziana signora con la veletta bianca lo ringrazia solo con un cenno del capo. Poi però per sdebitarsi lo invita a prendere un tè e lui accetta di buon grado. La grande villa che lo attende al numero 12 della Kastanienallee ha visto tempi migliori: l’intonaco si sfalda, le persiane stanno su per miracolo, l’arredamento, ridotto all’essenziale, non può nascondere i segni dell’usura. La padrona di casa, Josefine K., però non intende assolutamente rinunciare a un certo decoro: all’epoca del nazismo è stata una cantante lirica molto famosa e ancora oggi è una grande dame piena di verve, che vive e pensa fuori dagli schemi, arrogante, sempre pronta a giudicare il prossimo, a mettere in discussione antiche certezze, a esprimere opinioni che si esiterebbe a definire politicamente corrette. Affascinato non da ultimo dal suo passato e dall’alone di mistero che la avvolge, per otto mesi Joachim passerà quasi ogni martedì pomeriggio in quel vetusto salotto discutendo – e molto spesso litigando – degli argomenti più disparati: dal femminismo alla recentissima riunificazione tedesca, dal Terzo Mondo all’Olocausto, dai difetti della democrazia alla deprecabile moda del fitness; ne nasce – temperato dal rispetto, dalla discrezione e dalla differenza di età – un sentimento di vicinanza che consente al giovane di penetrare i tanti segreti della sua interlocutrice e di registrarli meticolosamente in un diario.