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Il secolo
Casaldáliga ha avuto molte vite, e in ognuna di esse ha inevitabilmente fallito l'appuntamento con ciò che ha sempre agognato: un'immagine «nitida e inconfondibile» di se stesso, un qualcosa che si potesse chiamare destino. Abulico e vile, Casaldáliga è un giudice in pensione che, alle soglie della morte, riannoda i fili di un'esistenza costantemente determinata dalla passività e dall'indecisione. Almeno fino a quel 1939 in cui divenne un delatore. Cosa spinge un uomo a tradire, a cedere alle peggiori nefandezze anche quando all'apparenza non vi sarebbe costretto, è il tema del Secolo. Il legame tra tempo, destino e identità è il tema di ogni libro di Javier Marías.
Il libro
«Il secolo è un libro assai strano, con i suoi capitoli alterni in prima e in terza persona. Nella serie dispari (cinque capitoli), la voce narrante è quella del vecchio Casaldáliga, giudice in pensione da tempo agonizzante, che immobile di fronte al lago sulle cui sponde vive, ricorda il passato e descrive la sua situazione presente, che assume i caratteri di una farsa piú che di nessun’altra cosa. Nella serie pari (quattro capitoli), si racconta la storia di quello stesso personaggio fino ai suoi trentanove anni, sottintendendo che sia nato col secolo, esattamente nel 1900. Nella sua ricerca di un destino “nitido e inconfondibile” il protagonista tenta dapprima di farsi martire per amore, poi eroe di guerra, e infine decide di diventare delatore. Per quanto, piú che tentare di mettere in atto i primi due destini, egli accarezzi piuttosto l’idea di esservi spinto, giacché questa è la storia di un abulico, di un vile, di un uomo passivo e indeciso, almeno fino al 1939, anno in cui finalmente passa ad avere parte attiva. Credo che se m’interessò questo argomento ciò si dovette in parte a una questione di famiglia. Mio padre fu denunciato nel 1939, poco dopo la fine della Guerra Civile, da quello che era stato il suo migliore amico, e per questo trascorse un periodo in carcere. Questa storia mi aveva sempre impressionato fin da bambino, come anche la rivelazione che uno dei nostri scrittori piú famosi si fosse offerto come delatore, pare, al “Corpo d’Indagine e Vigilanza” franchista in piena guerra, per “fornire dati su persone e comportamenti”, proprio quando fare nomi significava mandare direttamente al muro chi li portava. Immagino che con questo romanzo io volessi in parte tentare di spiegarmi in che modo persone di valore o degne di stima, dalle quali in teoria era difficile aspettarsi nefandezze, potessero arrivare a commettere la peggiore delle viltà senza in apparenza esservi indotte o costrette con la forza. Ma questo è solo un aspetto del romanzo…»
Javier Marías
***
«Ogni frase di questo libro comunica il senso del tempo, del secolo, che a sua volta diventa non solo il secolo in cui vive Casaldáliga, in cui viviamo noi, ma anche il secolo, il mondo, la vita».
«ABC»