Giulio Einaudi editore

I sette pazzi

«Il bricolage di scritture di Arlt sembra avere qualcosa di casuale e miracoloso».

Beatriz Sarlo

2013
eBook
pp. XII - 260
€ 9,99
ISBN 9788858408070
Traduzione di
Prefazione a cura di

Il libro

Lasciato dalla moglie, sull’orlo del carcere per essersi appropriato di denaro dell’azienda in cui lavora, frustrato nelle proprie aspirazioni di geniale inventore, Erdosain entra in contatto con una strana setta dalle oscure e inquietanti mire politiche. In un cocktail ideologico che mette insieme disinvoltamente comunismo e fascismo, populismo e schiavismo, la setta vuole dominare il mondo e per autofinanziarsi cerca di organizzare il più grande bordello del Sudamerica. Dal canto suo, Erdosain, sempre più alla deriva esistenziale, viene coinvolto in un rapimento a scopo di estorsione. Con questo romanzo, considerato il suo capolavoro, il maestro di Onetti e di Sàbato riscrive Dostoevskij in chiave sudamericana, con la follia, l’ironia e la visionarietà di un grandissimo scrittore.

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A proposito dei personaggi dei Sette pazzi si è parlato di «dandysmo lumpen» (David Viñas). La definizione si attaglia perfettamente all’Astrologo, frutto emblematico di quella Buenos Aires che Arlt vede: luogo della giustapposizione e dell’incoerenza, in cui l’unica ribellione che vale è alla fine quella assoluta e, in quanto tale, individuale, solitaria, esistenziale, disperata. Lo sa bene l’Astrologo, e lo dice pure il «romanzo dal doppio titolo» quando, con ironia definitiva, chiude I sette pazzi con Erdosain che dice sorridendo all’Astrologo: «Lo sa che lei assomiglia a Lenin?», e apre I lanciafiamme con l’Astrologo che mormora fra sé in risposta: «Sì… ma Lenin sapeva dove stava andando». Mentre lui naturalmente non ne ha alcuna idea, come forse non ce l’ha nemmeno Dio. Nella Buenos Aires di Arlt è impossibile sapere dove si sta andando. È già fin troppo puntare sulla sovversione chiamando a raccolta tutte le speranze, tutti i sogni, «questo bisogno di meraviglie impossibili da soddisfare» che rendono freddamente rabbioso Erdosain.

Dalla prefazione di Ernesto Franco