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I giorni dell’arcobaleno
Questo è un romanzo di ragazzi ostinati e di ragazze
che sanno colorare di musica una città grigia, di padri
e di figli, di maestri e di allievi.
È la storia di come l'allegria di chi non si arrende
può essere piú forte di un governo violento e corrotto.
È il racconto di come si ritrova la speranza anche
nei tempi piú bui: pochi altri scrittori oggi sanno farlo
bene come Antonio Skármeta.
Il libro
Capita che una mattina nella tua classe entrano due tizi e portano via il professore di filosofia. E se sei nel Cile di Pinochet questo vuol dire solo una cosa: che il professore rischia di diventare un desaparecido. È il pericolo che si corre quando si riempie la testa dei ragazzi con le minacciose idee di rivoluzionari come Socrate o Platone, quando si fa leggere l’Etica di Aristotele, quando si insegna che «il bene è il bene. La giustizia è la giustizia». Ma il professor Santos è anche il padre di Nico, che, seduto in un banco di quella classe, assiste impotente all’arresto (al rapimento) del genitore.
Il padre della sua fidanzata è incastrato in una situazione solo leggermente migliore. Adrián Bettini è il piú bravo pubblicitario del paese… o, meglio, lo era prima che il regime lo costringesse a una specie di sofferto esilio. Quando (siamo nel 1988) Pinochet decide di indire un referendum su se stesso per dare una patina di democrazia e legittimità popolare alla sua dittatura, Bettini riceve dal famigerato ministro degli Interni una proposta che lo lascia a dir poco spiazzato: dirigere la campagna per il Sí. Pochi avrebbero il coraggio di rifiutare: ancora meno quelli che accetterebbero di guidare la campagna del No, quella del fronte delle opposizioni. Chi potrebbe essere tanto pazzo da rischiare la vita per lanciarsi in una missione cosí disperata come convincere un paese rassegnato, a cui hanno rubato la speranza, piegato da decenni di un regime cieco e violento, a dire No!, a urlare Basta!, a tornare a sorridere, a immaginare il futuro?
Già, chi?
Mescolando con la sua penna delicata e sensibile realtà storica e invenzione romanzesca, Skármeta regala ai suoi lettori un apologo sulla libertà e la speranza. Uno di quelli che non si dimenticano.
***
«Gioia e dolore sono il materiale del canto di Skármeta: è grazie a loro che, con calma vitale e parole semplici, riesce a mettere insieme la tragedia, la scoperta e l’ottimismo».
«El País»