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Fuori i secondi
Tre storie apparentemente slegate tra loro, ma che Kohan riesce a riannodare con l'abilità di un prestigiatore e una penna ereditata direttamente dall'indimenticabile Osvaldo Soriano.
Il libro
Nel 1973, nella città di Trelew, in Argentina, il giornale locale compie cinquant’anni. Per celebrare l’evento, al caporedattore Arteche viene un’idea: ogni sezione sceglierà un fatto di cronaca particolare, avvenuto nel settembre 1923 – data di nascita del quotidiano – da inserire in un supplemento speciale. Vengono così rievocate tre storie: il leggendario combattimento tra i pesi massimi George Dempsey e Luis Ángel Firpo; i concerti di Richard Strauss al Teatro Colón; la misteriosa morte (suicidio?, omicidio?) di un giovane orchestrale.
Tre storie apparentemente slegate tra loro, ma che Kohan riesce a riannodare con l’abilità di un prestigiatore e una penna ereditata direttamente dall’indimenticabile Osvaldo Soriano.
Il giornalista sportivo, Verani, non ci pensa neppure un attimo: il «furto» di una legittima vittoria è il suo argomento, un combattimento storico, Dempsey contro Firpo, a New York, il 14 settembre 1923. Uno degli incontri più brevi e cruenti nella storia della boxe. Il racconto di come si svolsero i fatti, controversi, è il filo conduttore del romanzo.
Anche Ledesma, il responsabile culturale del quotidiano, sa il fatto suo: nel settembre 1923 Richard Strauss aveva diretto a Buenos Aires l’Orchestra Filarmonica di Vienna. Era stata una specie di maratona in cui il maestro aveva messo in programma di tutto (comprese opere proprie) ed eseguito, in particolare, per la prima volta al Teatro Colón, la Prima Sinfonia di Mahler.
Fra questi due avvenimenti simbolici e «ufficiali» se ne insinua uno all’apparenza minore, misterioso perché passato sotto silenzio all’epoca, un crimine dimenticato (è lo stesso Verani a suggerirlo): sempre nella notte tra il 14 e il 15 settembre 1923 viene rinvenuto il cadavere di uno sconosciuto, che poi si rivelerà essere uno straniero (anzi, è uno dei musicisti dell’orchestra, giovanissimo, che ritrovano impiccato, in una camera del City Hotel, forse il migliore di Buenos Aires).
All’improvviso i tre fatti confluiscono e trasformano radicalmente l’anno 1923: il tempo, i tempi, i ritmi della vita e della storia, a volte si accumulano, si concentrano, «quello che non succede in un anno succede in un giorno»… La conta dei secondi, le battute e i tempi di una sinfonia, gli scatti di una macchina fotografica scandiscono vittorie e sconfitte, costruiscono la trama delle tracce che – in un continuo gioco di rinvii fra avvenimenti di rilievo e fatti minimi, all’apparenza sconnessi – Martín Kohan presenta con un sotteso rigore poliziesco, giallo nel giallo, confondendo e conducendo il lettore alla scoperta della sincronicità nel passato. Allucinazioni e concretezze, dimenticanze reali o volute, una verità che nasce a poco poco dal silenzio, Fuori i secondi gioca già nel titolo con i temi, anche metaforici, che ci propone sapientemente: la boxe, il tempo, la vita.