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Elogio della matrigna
Una festa del corpo, dove la libertà dei sensi accende la libertà di contemplare, fantasticare, desiderare.
Il libro
In questo romanzo, del 1988, vediamo affacciarsi il triangolo un po’ perverso che tanta parte ha nelle fantasie dello scrittore peruviano: Donna Lucrecia, l’affascinante matrigna del titolo, incarnazione e dimora di ogni piacere; don Rigoberto, il padre, solitario praticante di riti grotteschi; Fonchito, figlio adolescente di lui, cupido angelico ma piú probabilmente demoniaco. La famiglia crede di costruire e vivere una perfetta, armoniosa utopia. Ma, caduto ogni pudore, tutto viene intuito, esplorato, assaporato in una rappresentazione che è mito e sensualità, magia e godimento, mistero e ossessione. Fino a che l’innocenza scatena la corruzione e il sogno sembra interrompersi. Vargas Llosa si è divertito a reinventare la tradizione del romanzo erotico. Lo stile ironico e l’andamento lieve della narrazione stemperano l’audacia di personaggi e situazioni, elevando a simbolo e metafora gli aspetti oscuri che si nascondono negli abissi dell’amore.