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Una vita
Il libro
Come ogni traduzione letteraria,anche questa di “Une vie” è influenzata profondamente dall’idea complessiva che il traduttore si fa e del contenuto e della forma dell’opera. Una cosa è vedere il perno del romanzo di Maupassant nel consumarsi di una passività innocente; cosa diversa è scorgerlo nell’incipiente manifestarsi di un matriarcato spettrale. Una cosa è situare il romanzo nell’orbita assorbente del magistero flaubertiano; cosa diversa è sentirlo aprirsi a un linguaggio e a un’organizzazione risalenti, nella fattispecie raciniani. La tendenza del suo proprio lavoro creativo ha portato Natalia Ginzburg a individuare il secondo aspetto del contenuto; la sua approfondita conoscenza di “Madame Bovary” le ha mostrato con estrema concretezza le grandi differenze tra Flaubert e Maupassant, e la sua traduzione di “Una vita”, pensasse lei o meno alla tragedia raciniana, insiste in ogni caso su una magnanima nobiltà-semplicità espressiva. D’altra parte, i due aspetti, del contenuto e della forma, sono confluenti; perchè quello che sancisce l’aspetto matriarcale vuoto, cioè il ritrovarsi di Jeanne e Rosalie e la loro vita in comune, non è che il riverbero della simbiosi tragica fra eroina e confidente, con il suo meccanismo d’incolmabile distanza e di coinvolgimento totale.