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Una strana confessione
Un manoscritto ritrovato, una storia di amori segreti in un collegio di religiose, la travagliata scoperta di un segreto appena credibile: le memorie di un ermafrodito che costituiscono un singolare testo letterario.
Il libro
In un convento una giovane di ventun anni dubita di non essere quello che è nell’opinione di tutti; è attratta dai corpi delle compagne, ma la sua educazione è come una benda sulla verità. Quando viene richiesto un parere scientifico, l’errore è riconosciuto: la giovane ragazza è «semplicemente» un giovane ragazzo. A trent’anni, solo e abbandonato, si ucciderà in una miserabile mansarda di Parigi. Che cosa può immaginarsi di piú romanzesco? Eppure questo racconto fu pubblicato per la prima volta, nel 1874, in una rivista di medicina, e venne scoperto da Michel Foucault come un testo fondamentale nelle ricerche che stava compiendo sul ruolo dell’ermafrodito nelle varie culture. Le memorie di Barbin permettono in realtà piú letture: sono un documento di straordinario interesse per chi si propone, come Foucault, di ricostruire la storia della sessualità; d’altra parte rappresentano la sofferta testimonianza di una vicenda privata, la narrazione, efficacissima, di singolari, drammatiche peripezie. Circa l’autenticità del «documento», non possono purtroppo esservi dubbi. «Credo solo alle storie – diceva Pascal – i cui testimoni si farebbero sgozzare». E Herculine Barbin, divenuta consapevole dell’eccezionalità della propria esperienza, rifiutò di farsi complice di una cultura in cui non c’è posto per l’eccezione.