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La specie umana
Il libro
Con i libri di Primo Levi, “La specie umana” rimane una delle testimonianze più alte della letteratura sui campi di sterminio: un’opera di lucida pietà e di grande dignità letteraria. Antelme racconta l’odissea di un gruppo di deportati politici nei campi di concentramento, il lavoro forzato nelle officine, le marce sfibranti lungo strade sconosciute, da Buchenwald a Gandersheim a Dachau, l’abbruttimento fisico e morale, la lunga battaglia per la vita. Ma il libro non si limita a denunciare l’assurdità di un sistema attraverso la descrizione delle sue atrocità, bensì cerca di smontare la macchina dello sterminio, smascherarne i congegni al tempo stesso assurdi e maniacalmente precisi: il lavoro, le violenze, i massacri. La specie umana invita a non abbassare la guardia della ragione, perché, come lo stesso autore dichiarò in un’intervista, è necessario comprendere che i libri sulla deportazione non sono antologie dell’orrore, ma strumenti di cultura.