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I nutrimenti terrestri
Il libro
Breviario sapienziale di un hippy elitario ante litteram, apologia del nomadismo e dell’itineranza vitale e geografica, rassegna delle varietà urbane o eccentriche di un viaggiare (e annotare) ininterrotto, “I nutrimenti terrestri” ci parlano così soprattutto, col nostro senno di poi, della strenua difesa dell’esperienza singolare, del desiderio di godere e di nulla possedere, di una memoria antropologica di un millenario mondo (e mito) contadino, pagano (e virgiliano) e sorgivo, di una libertà antevedente che uno scrittore, allo stesso tempo affabile e classicamente inesorabile, ha saputo scorgere prima di altri; la stessa libertà affannata e celibe che è corsa poi nel secolo a venire, quella dei nostri Natanaele coi capelli lunghi e le chitarre, di ogni “easy rider” tardoadolescenziale (magari virato al negativo dal maledettismo ideologico o rock dei “Riders on the storm”), delle scuole occupate e delle marce per la rivolta antiautoritaria e egualitaria dìAmerica e d’Europa.Dalla Postfazione di Gianni d’Elia.