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Viole nere
«I racconti della Gallagher sono pacati, accoglienti e, allo stesso
tempo, commoventi e concreti».
Murakami Haruki
Il libro
L’umanità cantata da Tess Gallagher è quella che abita un quotidiano che all’improvviso si apre verso l’infinito. Vedove, uomini soli e annoiati, cittadine in cui non succede nulla, vite qualsiasi – e per questo uniche – rivoluzionate dall’emergere di una crisi improvvisa, da uno scoppio di violenza rivelatrice, da un incontro con un amico o uno sconosciuto che diventa epifania. Come il racconto della visita di Norman, un amico cieco, che insegna alla coppia di protagonisti quanto da temere non sia la cecità fisica ma «la cecità al mondo dei sogni»: lo stesso episodio alla base di «Cattedrale», il racconto del marito della Gallagher, Raymond Carver. Viole nere riunisce tutto il meglio della produzione narrativa e poetica di Tess Gallagher, restituendo per la prima volta al lettore italiano un’immagine finalmente completa del vasto universo creativo e sentimentale della poetessa statunitense.
***
«A quel punto mi svegliai di scatto. Faceva talmente caldo dentro casa che non pensai neanche a infilarmi la vestaglia, ma scesi di sotto al buio. Stranamente il mio sogno s’era intersecato con la realtà: Norman se ne stava davvero in piedi sotto gli alberi. Aprii la zanzariera e scesi i gradini della veranda avviandomi verso di lui. Non dissi niente, ma ebbi la sensazione che sapesse che ero lí. Le case ormai erano tutte al buio e gli aceri, con la brezza leggera che s’era levata, stormivano pian piano sopra di noi, uno stormire che avrebbe potuto benissimo provenire dalle stelle che ora erano visibili e rilucevano con calma intermittente in cielo. Avrei dovuto sentire freddo nell’aria notturna e, invece, niente. Mi sono resa conto che stavo mormorando parole di consolazione mentre ero lí in piedi accanto a Norman. Non mi preoccupavo affatto di essere nuda, come se, in un certo senso, stessi ancora sognando ed ero protetta dalla cecità del mondo ai sogni. Era uno di quei momenti di passaggio in cui la vita trabocca, eppure in qualche modo riesce a mantenere la propria forma. Norman si staccò dall’albero e disse: – Sei tu? – Sí, risposi. Poi gli misi la mano sotto al gomito e, come se il mondo intero ci stesse guardando e non guardando, condussi le nostre bellissime teste nel buio attraverso un labirinto di stelle, fin dentro alla mia casa immersa nel sonno».
***
«È impossibile leggere le poesie di Tess Gallagher senza lasciarsi trascinare dal loro ritmo ipnotico e folgorare dall’intensità delle sue immagini».
Joyce Carol Oates