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Un milione tondo tondo
Il libro
Abbandonando la quiete del suo paesino nel Vermont, il giovane Lemuel Pitkin parte in cerca di fortuna. L’America, gli è stato detto, è il paese delle occasioni, e un ragazzo brillante e volenteroso non può non raggiungere il successo. Ma la corsa insensata di Lemuel da una città all’altra, da una costa all’altra, ha ben poco della parata trionfale. Onesto e ingenuo quanto basta, Lemuel viene truffato e depredato da ogni sorta di manigoldi. Arruolato poi nel Partito Nazista senza che lui se ne renda conto, dopo aver perso un occhio, una gamba, una mano, i denti e lo scalpo, morendo assurge al ruolo di martire per la libertà. In tempi di sospetti trionfi dell’ingenuità come valore assoluto, non sarà inutile rileggere questo piccolo classico di Nathanael West, uno dei libri più divertenti e spietati che la letteratura americana abbia prodotto. Velocità, accumulazione e comicità sono le sue armi. Come nel Candido di Voltaire, gli avvenimenti si succedono ad un ritmo frenetico, le disgrazie si rovesciano sulla testa del protagonista apparentemente inesauribili, e il tutto sfocia nella famosa Camera degli Orrori Americani, in cui sono esposti, nel loro risvolto grottesco, gli oggetti della nascente civiltà dei consumi che fanno l’orgoglio della nazione. Ne cita alcuni il coltissimo capo indiano Satinpenny (seguace di Spengler) in un’arringa al suo popolo: “Hanno costretto le forze dell’acqua, dell’aria e della terra a far girare le loro ruote. Le ruote hanno girato e la terra è stata sommersa da un mare di carta igienica, portachiavi e borse in similpelle”.