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Trilogia malese
«È arrivato il momento di capire la natura dell'Oriente, e dell'Islam. Dopo il Vietnam non possiamo piú permetterci di considerare quelle lontane regioni del mondo come materiale per personaggi di favola, come il popolare ma riprovevole Sandokan».
Anthony Burgess
Il libro
«Non c’è nazione, non esiste lingua, letteratura, religione, cultura comune»: la Malaysia appare come un groviglio di razze, una foresta di idiomi nel folto della quale Victor Crabbe procede a stento, «intermediario piuttosto inefficace tra sikh, tamil, euroasiatici, cinesi e malesi», sopraffatto da incubi personali, a volte congelato dall’inerzia, osservatore rabbiosamente umano del crepuscolo nel quale si chiude la dominazione inglese. Dal 1954 al 1960 Anthony Burgess, come insegnante incaricato di preparare la nuova classe dirigente indigena, trascorre un periodo in Malaysia e nel Borneo. Durante questi anni sarà testimone oculare del processo di trasformazione che condurrà quei territori a emanciparsi dal controllo britannico. Da ciò ha origine la Trilogia malese, tre romanzi accomunati dal medesimo ambiente socioculturale e dal medesimo protagonista, Victor Crabbe, personaggio sintesi della crisi del liberalismo e dell’impero britannico.