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The Wild Party
"The Wild Party?... È il libro che mi ha fatto decidere di essere uno scrittore" (William Burroughs).
Il libro
Queenie balla in un vaudeville. È bionda, bella, e sa come comportarsi per piacere agli uomini. L’ultimo che ha fatto impazzire è Burrs, un clown che ora vive con lei: un uomo “comico come l’in- ferno” ma anche brutale e geloso. Insieme, Queenie e Burrs vanno a una festa: candele che segnano il passare delle ore, l’alcol che scorre, le lamentele dei vicini, le coppie che si appartano. La piú varia umanità partecipa alla festa – a questa discesa verso la dissolutezza: la lesbica Madelaine True, l’elegante e bisessualeJackie, i due fratelli D’Armano che suonano e litigano. E Black: un giovane uomo dagli occhi brillanti e le spalle robuste. Queenie lo vede, lo avvicina: dapprima sfrutta la sua malia femminile per conquistarlo, poi ne rimane conquistata, e l’amore potrebbe essere una via di riscatto, il punto di partenza per una nuova vita. Ma Queenie non ha fatto i conti con la gelosia di Burrs, e l’amore si trasforma in tragedia. Scritta nel 1926, questa “tragedia hard-boiled dell’età del jazz” (come l’ha definita lo stesso Spiegelman) fu considerata troppo scottante e venne pubblicata solo due anni piú tardi: fu un successo. Quasi settant’anni dopo, nel 1994, Art Spiegelman ha deciso di illustrarla, colpito dalla modernità, dall’amalgama di innocenza e cinismo che i versi in rima di The Wild Party ancora oggi possiedono; e i disegni dell’autore di Mouse, in un bianco e nero di incisiva bellezza, si accordano perfettamente alla frechezza e purezza del testo di Moncure March, “poeta sia dell’orecchio che dell’occhio”, secondo il “Sunday Times”.