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Stella Maris
Un romanzo di diamantina intelligenza e strabiliante vis drammatica: l'ultima degna parola di un autore di genio.
Il libro
Quando bussa alla porta della clinica psichiatrica Stella Maris, Alicia Western ha vent’anni e altri due ricoveri alle spalle. Il compito che attende il dottor Cohen, che la prende in cura, è di quelli che possono far vacillare la fiducia di un medico nella propria professione: cercare di strappare i brandelli di un’anima lacerata alle spire di una mente voracissima. Nella danza di parole che i due ingaggiano, a ogni passo del medico corrisponde un nuovo imprendibile exploit della paziente, intriso di beckettiana ironia e puntellato di autorevoli teorie. Seduta dopo seduta, il tempo a disposizione si fa sempre piú breve. E nel ticchettio ora sommesso ora impetuoso di quell’orologio che lei sa leggere anche al contrario, Alicia si prepara a dimostrare l’estrema verità che ha appreso su questa esistenza: che «il mondo non ha creato un solo essere vivente che non intenda distruggere». Con Stella Maris, seconda metà della dilogia cominciata con Il passeggero, Cormac McCarthy chiude il cerchio delle vicende dei fratelli Western – e della sua intera opera.
«Un supremo sigillo artistico e un testamento da meditare a lungo. Un mirabile lavoro di scavo nell’infelicità, una speleologia dell’anima ferita, un corpo a corpo con il lutto, il desiderio, la conoscenza».
Emanuele Trevi, «la Lettura – Corriere della Sera»