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Ritratto dell’artista da cucciolo
Un'autobiografia allo stesso tempo realistica, mitica e comica nella quale l'infanzia diventa una condizione magica, un'età in cui l'immaginazione reinventa il mondo.
Il libro
«Per uno scrittore comico la società è sempre buffa, anche, o specialmente, nel suo letto di morte»: cosí, nel 1948, Dylan Thomas spiegava la propria concezione della letteratura comica, genere in cui lui stesso era diventato maestro grazie al Ritratto dell’artista da cucciolo. Secondo Thomas, nulla doveva impedire a uno scrittore di inventarsi un burlesco mondo fantastico, o di scovare l’aspetto burlesco del mondo reale. E il Ritratto non è che una gioiosa burla: manipolando memoria e linguaggio, Thomas strizza l’occhio al celebre Ritratto dell’artista da giovane di Joyce, e scrive un’autobiografia mitica e comica nella quale l’infanzia diventa una condizione magica, un’età in cui l’immaginazione reinventa il mondo. La stessa potenza comica e favolistica si ritrova negli altri lavori compresi in questo volume. Da I nemici a I limoni, fino a Gli inseguitori e a Una storia si susseguono storie che illuminano con grazia e umorismo, l’oscurità magica del mondo.