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Mi chiamo Lucy Barton
«Elizabeth Strout è riuscita a dipingere con le parole il momento del riconoscimento, il momento raro in cui dentro una famiglia si fa giorno».
Annalena Benini
«Proprio come fece in Olive Kitteridge, Strout costruisce una piccola contea di relazioni allacciate, ognuna delle quali meriterebbe un libro tutto per sé».
Paolo Giordano
Il libro
In una stanza d’ospedale nel cuore di Manhattan, davanti allo scintillio del grattacielo Chrysler che si staglia oltre la finestra, per cinque giorni e cinque notti due donne parlano con intensità. Non si vedono da molti anni, ma il flusso delle parole sembra poter cancellare il tempo e coprire l’assordante rumore del non detto. In quella stanza d’ospedale, per cinque giorni e cinque notti, le due donne non sono altro che la cosa piú antica e pericolosa e struggente: una madre e una figlia che ricordano di amarsi.