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La relazione di Arthur Gordon Pym da Nantucket
«Quest'opera fu il primo modello al romanzo d'avventure marinare, liricamente ispirato. Esso si fonda sul genere settecentesco dei "giornali di bordo", ma lo trascende e universalizza diventando la favola di una ricerca affannosa e disperata dell'aldilà, del simbolico paese dell'anima. L'arte precisa e allucinata di Poe vi raggiunge alcune delle sue pagine migliori. La tradizione da lui inaugurata avrà in Melville, in Stevenson, in Conrad i degni continuatori».
Gabriele Baldini
Il libro
Fu quasi certamente tra le pagine dei giornali di Norfolk che Edgar Allan Poe trovò il primo spunto per la stesura del suo Gordon Pym. Le testate infatti, in data 18 e 19 febbraio 1836, riportavano la tragica notizia del naufragio della goletta Ariel, un disastro al quale soltanto due degli uomini a bordo riuscirono a scampare. Mescolando la lettura di questi articoli a quella di testi come Il resoconto del naufragio dell’Essex di Owen Chase, Poe dovette costruire l’idea di un romanzo del mare, lui, abitatore letterario di spazi angusti e di luoghi esiziali.
Definito da Borges «il piú grande libro di Poe», Gordon Pym si è poi moltiplicato in una miriade di altre opere – di Jules Verne, di Howard Phillips Lovecraft, tra i tanti – alle quali ha fornito spunti di ordine narrativo come pure strutturale: un fenomeno unico, quello di un’incompiutezza che si rinnova incessantemente producendo racconti, romanzi, scrittura.