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La grande notte
Nella notte piú lunga dell'anno tre persone
si addentrano nel Buena Vista Park di San Francisco
dirette a una festa. Tutte e tre vorrebbero cosí
alleviare la ferita di un amore perduto, ma alla festa
non arriveranno mai. Perché è la notte di mezza estate,
notte di sogno e magia, notte ideale perché
il destino dei mortali s'intrecci con quello
degli immortali e ne sia per sempre alterato.
Come nella commedia di Shakespeare, solo l'amore
potrà travalicare i regni e scongiurare il caos.
A patto di essere disposti a pagarne il prezzo.
***
«Per Chris Adrian la vita è appassionata esplorazione
delle sole cose che contano e la scrittura è compagna
di viaggio e riferimento, interprete e guida, attraverso
un territorio ignoto ad altri occhi umani. Ogni suo
resoconto da quelle regioni arricchisce e dilata la nostra
comprensione del mondo che credevamo di conoscere».
Marilynne Robinson
Il libro
In questa rilettura contemporanea del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, l’ambientazione è l’emancipata San Francisco del 2008. La notte del solstizio d’estate, la Grande notte, due uomini e una donna salgono all’insaputa l’uno dell’altro il colle frondoso che ospita il Buena Vista Park con l’intento vacillante di recarsi a una festa. Tutti e tre hanno il cuore spezzato da una perdita amorosa devastante. Henry, oncologo pediatrico, cerca di superare l’abbandono dell’amato Bobby, fuggito da lui a causa delle molte ossessioni che lo tormentano sin dall’infanzia. Will, un arborista, vorrebbe trovare il modo di riavvicinarsi alla donna che ama e che l’ha lasciato per colpa dei suoi tradimenti. E a Molly, commessa in un negozio di fiori, basterebbe trovare tregua dall’angoscia che l’attanaglia sin dall’inspiegabile suicidio del fidanzato Ryan. Nessuno di loro raggiungerà il luogo stabilito. Disorientati da prodigi e incanti, i tre si perdono fra gli alberi e finiscono invischiati nel disastro soprannaturale che frattanto scuote il parco.
Titania, regina delle fate, è impazzita di dolore. Il suo Bimbo umano, trastullo regalatole dal marito Oberon, ha ceduto alla fragilità terrena e l’ha lasciata, e lei, per la prima volta nella sua sempiterna vita, ha dovuto sperimentare in un sol colpo l’impotenza di una mortale, lo strazio di una madre e l’abbandono di una moglie. Ora è disposta a tutto, anche a liberare dalla sua prigionia millenaria il micidiale Puck, per alcuni «una scheggia di fiamma, o un’oscurità piú pesante e buia dell’aria nera», per altri «un bambino dalla gran zazzera afro», per tutti «l’aspetto della paura piú grande o del cruccio piú tormentoso», e a scatenarlo sul mondo.
Al gran fermento di fate ed elfi in affanno, si unisce l’arguto baccano di un gruppo di senzatetto – il corrispondente dei «rozzi artigiani» di Shakespeare – impegnato ad allestire nel parco il remake del classico del genere distopico 2022: I sopravvissuti, che nella San Francisco del 2008 si fa pesante denuncia sociale.
Nel vortice della Grande notte umani e non umani s’inseguono e si sfuggono. Ma quel che nel Sogno è ricerca dell’amore, esplorazione dei suoi confini e sua celebrazione, in Adrian è al meglio intimità dei corpi, se non un puro cozzare di materia contro materia per scongiurare la solitudine: rapporti fugaci, orge inebriate, amplessi magistrali e sterili strofinamenti sembrano essere altrettante tappe di una ricerca cieca e inattingibile.
Verso dove? L’amore, quello che sconfigge la morte e la paura, può ancora essere la meta in questi nostri tempi inquieti? Chris Adrian, in una prosa rutilante e coraggiosa, fra scoppiettii d’invenzione e sentimento, affida la risposta ultima a un mite scoiattolo del bosco.