Giulio Einaudi editore

La fine della fine della terra

La fine della fine della terra
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«Franzen, a differenza di molti, sa ascoltare. E questo, insieme alle sue idee, tanto provocatorie quanto costruttive, lo rende uno dei migliori saggisti di oggi».
«The Washington Post»

2019
Frontiere
pp. 216
€ 18,50
ISBN 9788806240271
Traduzione di

Il libro

La fine del mondo? Jonathan Franzen non cede alla tentazione di nascondersi dietro giudizi universali e profezie maya. Perché, afferma, lo scrittore è come un pompiere «il cui compito è tuffarsi in mezzo alle fiamme della vergogna mentre tutti gli altri scappano». Dal cambiamento climatico ai social network, da Trump al birdwatching, dalla New York dei primi anni Ottanta agli eventi traumatici dell’11 settembre 2001, dall’Africa orientale all’Antartide: Franzen si confronta con la complessità del presente a colpi di riflessioni acute e spietata ironia, disposto a mettere in discussione tutto – compreso se stesso – per interpretare la realtà. E magari provare a cambiarla.

Che differenza c’è fra un tweet dell’«attuale presidente degli Stati Uniti» e un saggio come quelli cui da sempre Jonathan Franzen si dedica fra l’uno e l’altro dei suoi romanzi? Si tratta in entrambi i casi di «micronarrazioni personali e soggettive», eppure puntano in direzioni diametralmente opposte. Se i 280 caratteri con cui Trump bombarda a ogni piè sospinto i suoi follower mirano a semplificare la realtà nel modo piú brutale possibile, il saggio letterario produce, o dovrebbe produrre, l’effetto contrario: esplorare, comprendere e illustrare la complessità. È il risultato che, grazie alla sua magistrale scrittura, Franzen ottiene in ognuno dei sedici testi raccolti in questo libro. Testi che, pur toccando una molteplicità di argomenti, sono legati da un evidente filo rosso. Chiunque abbia letto Le correzioni, Libertà o Purity ritroverà in queste pagine la vivace intelligenza dell’autore, la sua volontà di mettersi continuamente in discussione, il suo ostinato desiderio non solo di capire il mondo che lo circonda, ma di cambiarlo per il meglio, anche quando tutto parrebbe indicare che quel mondo stia correndo verso l’apocalisse. E cosí, col suo stile sempre pacato e meditato, col suo approccio sempre schivo e trattenuto, Franzen finisce per spingersi «alla fine della fine della terra», ad esempio stringendo amicizia con uno degli scrittori americani piú radicali e intrattabili degli ultimi decenni, William Vollmann, di cui in queste pagine viene fornito un indimenticabile ritratto, oppure piazzandosi sul ponte di una nave diretta verso l’Antartide, «esposto al vento pungente e agli spruzzi salmastri, lo sguardo fisso nella nebbia o nella luce abbagliante», nella speranza di intravedere un pinguino imperatore. Perché, come recita il titolo di uno dei piú accorati fra questi saggi, «gli uccelli sono importanti». Gli uccelli infatti, che si tratti di un colibrí che attraversa in volo il Golfo del Messico, di un falco pellegrino che si tuffa in picchiata a trecentosessanta chilometri all’ora o di un albatro che si libra solitario a centinaia di miglia da qualunque altro membro della sua specie, fanno «quello che tutti vorremmo saper fare, ma che ci riesce solo in sogno». Un po’ come la letteratura.

«In questa raccolta c’è quell’equilibrio perfetto tra forma, contenuto e voce di cui solo un grande scrittore è capace».
«The Guardian»

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