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In terra ostile
Sulla superstrada le macchine passavano una dopo l'altra. Da dove si trovava non riusciva a vederne le ruote: sembrava quasi che slittassero sull'asfalto. Come giocattoli di metallo tirati da uno spago. Quella vista lo riempí d'inquietudine.
Il libro
Stati Uniti, anni cinquanta. Bruce Stevens è un viaggiatore di commercio come tanti, con una vita monotona scandita dalle tappe nei motel della costa ovest. Bruce è la faccia perdente del sogno americano, non sa affrontare grandi progetti, e ogni volta che si avventura a pensare al proprio futuro naufraga nella sua infelicità priva di desideri. Poi incontra Susan, una donna che affiora dal suo passato e che gli ricorda quel periodo della giovinezza in cui poteva ancora immaginare un avvenire diverso. Dietro il loro amore compare l’ombra di Milton Lumky, un accidioso rappresentante di materiale di cartoleria. Bruce ha inconsapevolmente invaso il territorio dell’ambiguo Milt e dovrà pagarne le conseguenze. Anche un universo minimale e apparentemente rassicurante come quello della provincia americana più sonnolenta, fatto di macchine per scrivere e registratori di cassa, ciclostili e penne stilografiche, cera per automobili e forniture di carta da ufficio, può nascondere un lato di inquietudine e disagio.