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I racconti
Dylan Thomas rimase sempre un ragazzo «colmo e straniero», dal vigore disarmato e minacciato, e la sua genuina voglia di ridere era uno sberleffo alla storia, una pantomima nelle tenebre.
Alfredo Giuliani
Dylan Thomas è riconosciuto come uno dei maggiori poeti del Novecento ed è anche diventato una specie di icona pop, amato e citato dai musicisti rock e dai loro fan. Ma Thomas, accanto alla produzione poetica e fortemente connessi con essa, ha sempre scritto molti racconti che non sono inferiori alle poesie né per impegno né per risultati. Basati su tracce autobiografiche rielaborate in chiave mitico-fantastica, i racconti dello scrittore gallese intrecciano una vena lirica e un andamento comico, con esiti quasi sempre sorprendenti. Questa edizione ne propone l'intero corpus con l'aggiunta dei capitoli del romanzo incompiuto Avventure nel commercio della pelle, caratterizzato da esiti comici ancora piú spiccati, in chiave quasi surrealista.
Prefazione di Gabriele Frasca
Il libro
Se passiamo in rassegna piú da vicino quelli che Ariodante Marianni, nel mettere insieme le poesie e i racconti di Thomas per la bella edizione «Nue» del 1996, definí «Primi racconti», non è difficile scorgere i reperti riaffioranti di questo progettato romanzo ambientato in un lembo fantastico di Galles. Non solo difatti gli stessi personaggi trascorrono a volte da una storia all’altra, e taluni eventi si richiamano fino a fare intravedere una loro possibile successione, ma basterebbe limitarsi all’identità della voce autoriale, col suo riconoscibile tono profetico, e al perseguito basso continuo dello strano «realismo gotico» che tiene insieme racconti che parrebbero derivare (com’è in parte vero) da fatti di cronaca dismisurati dal passaggio di bocca in bocca di ogni singola storia efferata, per intravedere il progetto narrativo di ampio respiro. Che magari piú di essere un romanzo, inteso come lo sviluppo di un’unica storia logicamente consequenziale, è un vero e proprio ciclo di racconti tenuti insieme non solo dall’unità di luogo, per quanto immaginaria sia, e persino di tempo, ma anche e soprattutto dalla perentorietà dell’azione, che è ogni volta il disvelamento di un ulteriore strato di una cupa verità di fondo.
dalla prefazione di Gabriele Frasca