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I nani
Il romanzo di Pinter che racconta l'educazione sentimentale ed esistenziale di quattro giovani sullo sfondo di una Londra povera, negli anni Cinquanta.
Il libro
Nel 1950 Harold Pinter ha vent’anni, sta compiendo i primi passi d’attore in alcuni romanzi radiofonici a puntate alla Bbc. Ha pubblicato qualche lirica su «Poetry London» ed ha preso a scrivere questo romanzo, I nani, cui attenderà sino al 1956, per decidere poi di lasciarlo nel cassetto. Dal romanzo germinerà una commedia omonima, allestita prima in televisione, e poi sul palcoscenico. Ma nel 1989 Pinter riprende in mano il vecchio dattiloscritto, decide che vale la pena di renderlo pubblico e, alleggeritolo di cinque capitoli, lo affida al suo abituale editore. La critica inglese, alla pubblicazione, è stupita e ammirata: si trova dinnanzi ad un’opera prima che già reca in sé tutti i temi della successiva maturità pinteriana, e che, in aperta polemica col tradizionale panorama narrativo del Paese, ostenta i segni di un provocatorio sperimentalismo. Romanzo «astratto», di «conversazione» piú che d’azione, I nani racconta l’educazione esistenziale e sentimentale di quattro giovani, Len, Mark, Peter e Virginia, sullo sfondo di una Londra povera, tra case popolari e fabbriche di periferia. Passeggiate, bevute, feste, notti d’amore la punteggiano: ma soprattutto, interminabili incontri-scontri verbali, ora drammatici ora comici, talvolta seriosi, spesso grotteschi, in cui i nostri quattro malcapitati antieroi discutono di tutto: in primo luogo di chi sono, di cosa vorrebbero dalla vita, del perché l’amore li conturbi e il terrore della follia, di continuo, li lambisca.