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Ho sposato un comunista
Negli anni Cinquanta, un attore e attivista sindacale sposa una collega. Lui è di estrazione proletaria, lei ha pretese snobistiche e il matrimonio è destinato a fallire: in pieno maccartismo, la moglie accuserà il marito di essere un comunista. Dopo Pastorale americana, Roth aggiunge un nuovo tassello alla sua ricostruzione della storia degli Stati Uniti.
Il libro
Iron Rinn (all’anagrafe Ira Ringold) è un attore radiofonico. Ed è comunista: durante la guerra, ha scavato trincee con la passione di chi crede che il suo impegno contribuirà a rendere il mondo migliore; ora è disoccupato e la sua vita va a rotoli. Come se non bastasse, sposa una celebre attrice, Eve Frame (all’anagrafe Chava Fromkin), e il matrimonio scade in fretta da idillio romantico a telenovela di lacrime e slealtà. E quando Eve rivela a un giornale che suo marito è una spia dell’Unione Sovietica, il dramma privato diventa scandalo nazionale. Con questa storia di crudeltà, umiliazione, tradimento e vendetta, Philip Roth prosegue nel tracciare il ritratto di un’epoca, quella postbellica, e di un Paese, gli Stati Uniti, in cui privato e pubblico sono inestricabilmente congiunti. Il risultato è una tragedia americana feroce e divertente, rappresentata con eloquenza e politicamente accurata.