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Emigrante per diletto seguito da Attraverso le pianure
Il libro
Emigrante per diletto – per avventura, per amore -, ma anche emigrante dilettante, ossia inesperto, ingenuo, carico di cliches e stereotipi letterari destinati ad essere scardinati, ad uno ad uno, dall’impatto con la realtà: questa è la condizione in cui R.L.Stevenson si apprestava a compiere, nel 1789, il lungo viaggio che doveva portarlo in California, la “terra promessa” dove lo attendevano, insieme al grande amore, Fanny, la gioia e la libertà del Nuovo Mondo. Suoi compagni di viaggio, prima sulla nave a vapore che attraversa l’Atlantico, e poi sul treno che percorre le sterminate distese tra New York e San Francisco, sono gli emigranti – quelli “veri” – che da ogni parte del mondo si dirigono, anch’essi, verso la speranza. Ma anziché nella pittoresca ed esaltante marcia verso il progresso, Stevenson si trova coinvolto in una tragica diaspora, vissuta da una massa incolre di uomini che, al prezzo di poche ghinee, stanno trasportando la loro sconfitta al di là dell’oceano. L’eroica avventura si colora così di toni cupi, che fanno raggelare nella penna dell’amateur le immagini smaglianti a cui lo stile dello Stevenson narratore ci ha abituato. Una scrittura semplice, uno sguardo straniato e stupito ma intensamente partecipe, sottendono questo singolare racconto, che è molto di più di un diario di viaggio e di un documento storico eccezionale: è soprattutto, infatti, la storia di un disincanto e di uno stravolto “rito di passaggio” verso la perdita dell’identità, verso il vuoto sul quale sono nati gli Stati Uniti d’America.