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Diario di una casalinga disperata
Angosciate, infelici, pazze, disperate: quarant'anni dopo la prima edizione, la voce femminile di questo romanzo rimane sorprendentemente autentica e ben piú profonda, feroce e politicamente aggressiva delle casalinghe disperate di oggi. Diventato bestseller planetario questo Diario è l'espressione piú intensa della nevrosi femminile e un'icona del malessere di un'intera generazione di donne.
Il libro
Quante erano le mogli che cercavano di assomigliare a quelle fotografie dei rotocalchi con la donna di casa americana che bacia il marito davanti alla finestra panoramica, scarica una nidiata di figli davanti alla scuola e sorride passando la lucidatrice nuova sull’immacolato pavimento della cucina? Milioni, sicuramente, ma ben poche erano le donne che in quel modello potevano riconoscersi. Prima di tutte la Bettina Balser di questo romanzo, che per non consegnarsi totalmente alla follia ricorre a un mix di alcol, antidepressivi e sesso extraconiugale.
Oltre a imporsi come bestseller, Diario di una casalinga disperata si dimostrò un fenomeno di costume di lunga durata: l’espressione mad housewife (che in inglese significa sia «pazza» sia «arrabbiata» e che oggi potremmo tradurre con «disperata») divenne infatti tanto consueta che passò a indicare un intero sottogenere romanzesco, le mad housewife novels.
E le sorelle di Tina Balser negli anni a venire avrebbero poi riconosciuto e ascoltato nelle poesie, e nelle vite, di poetesse come Sylvia Plath e Anne Sexton la sinfonia feroce della loro stessa depressione.