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Da leggersi all’imbrunire
« quando la campana tornò silenziosa, la gran calma gli parve insopportabile...»
Il libro
«Tra le cose buone di Dickens non bisognerebbe dimenticare il suo modo di raccontare le storie di fantasmi », cosí John Forster, amico e biografo del grande romanziere. L’esuberante inventiva di Dickens caratterizza anche la sua produzione «soprannaturale », quanto mai varia. La gamma dei registri va dal macabro al sentimentale, dal folclorico al gotico, dal granguignolesco allo scettico-positivistico. Né mancano qua e là quei velati riferimenti autobiografici che sono la delizia del lettore di oggi. La ricca scelta curata da Malcolm Skey si chiude con un’appendice – Padri, precursori, teorici – che illumina gli anni della formazione di Dickens e le letture (Lord Byron, Mary Shelley, Walter Scott, e altri ancora) che lo influenzarono.