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Abitazioni immaginarie. Le terre di Arnheim. Il villino di Landor. Filosofia dell’arredamento
Il libro
Trilingue con testo a fronte.Nel 1852, tra ristrettezze economiche e difficoltà d’ogni tipo, Baudelaire prese la decisione di tradurre l’intera opera di Edgar Allan Poe. Questo lavoro di devozione implacabile si sarebbe concluso soltanto un anno prima della sua morte, nel 1866. “Sapete perché ho tradotto Poe così pazientemente?”, volle spiegare: “Perché mi assomigliava. La prima volta che ho aperto un suo libro, ho visto, spaventato e affascinato, non solo dei temi da me sognati, ma delle FRASI che avevo pensato, e che lui aveva scritto vent’anni prima”. Naturalmente una simile impresa sollevava non pochi problemi visto che si trattava di far conoscere al pubblico francese uno scrittore americano pressoché ignoto. Fu così che il 15 febbraio 1865 l’autore dei “Fiori del male” scrisse a Jules Lemer (singolare figura di giornalista, libraio e agente letterario) avanzando una brillante proposta editoriale: pubblicare un piccolo libro con tre racconti di Poe sul tema della casa come spazio dell’altrove, sotto il titolo di “Abitazione immaginaria”. A più di un secolo di distanza, quell’antico progetto viene ora ricostruito e commentato da Antonio Prete. Il suo saggio a chiusura del volume analizza l’eccezionale comunione mitopoietica intercorsa tra Baudelaire e Poe, mostrando come il movimento del tradurre sia innanzitutto pratica di un’ospitalità capace di tenere in equilibrio la voce dello straniero e quella propria.