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Tre giorni e un bambino
Uno studente fuori corso si trova a dover ospitare a casa sua, per tre giorni, il figlio della donna di cui è stato per anni innamorato, e forse lo è ancora. Quei tre giorni saranno una prova esistenziale che lo renderanno più maturo, pronto, forse, ad affrontare la paternità in prima persona.
Il libro
Ze’ev è uno studente di matematica fuori corso. Yali è un bambino di tre anni. I due dovranno vivere insieme per tre giorni, e saranno tre giorni difficili per entrambi.
Il problema è che Yali è figlio della donna che è stata il più grande amore di Ze’ev. Il giovane vede nel bambino qualcosa che ricorda da vicino colei che a un certo punto lo ha rifiutato. Forse troppo da vicino. Vede il figlio che poteva essere suo, ma anche il figlio di chi è stato prescelto dalla sua amata. Per questo, nei tre giorni fatali, deve convivere con un affetto quasi incontrollato e, nello stesso tempo, con un innominabile desiderio di vendetta. Senza avere il coraggio di un pensiero omicida, Ze’ev dedica al bambino una «cura negligente»: lascia che corra su un muretto senza protezioni, lascia che si sporga dal balcone appoggiato a una sedia, lo porta in piscina con la febbre. E in più altri eventi casuali, come una vipera che gira per casa, si aggiungono a far sì che il soggiorno di Yali diventi una specie di roulette russa.
Ambientato in una Gerusalemme abitata da giovani un po’ buffi e un po’ matti, il racconto è soprattutto la storia di una prova che il protagonista deve superare per diventare adulto, per lasciarsi alle spalle in modo più o meno risolto il proprio passato, per entrare in sintonia con i cicli della natura e della riproduzione. Insomma per prepararsi a diventare a sua volta padre.