Giulio Einaudi editore

L’ultimo uomo bianco

L’ultimo uomo bianco
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«Un mattino Anders, un uomo bianco, si svegliò e scoprí di essere diventato di un innegabile marrone scuro»: Anders non si riconosce, non sa chi sia l'uomo scuro che vede nello specchio, vorrebbe ucciderlo, si sente derubato, della propria vita e di se stesso. Lo dice solo all'amica e amante Oona, ma presto i telegiornali cominciano a diffondere la notizia: tutte le persone bianche stanno diventando scure. E mentre il lutto per la morte della bianchezza si trasforma in inno, Anders e Oona ci mostrano che a volte per conoscersi davvero è necessario smettere di riconoscersi.

«Con un capolavoro dopo l'altro, Mohsin Hamid si sta dimostrando uno degli scrittori piú importanti del ventunesimo secolo. E questo è forse il suo romanzo migliore». Ayad Akhtar

2023
Supercoralli
pp. 136
€ 16,00
ISBN 9788806255602
Traduzione di

Il libro

Un mattino, Gregor Samsa, commesso viaggiatore, si sveglia da sogni inquieti e si ritrova trasformato in un immane insetto; anni dopo, Anders, personal trainer in un’anonima palestra di una città indefinita, si sveglia e scopre di essere diventato di un innegabile marrone scuro. L’incredulità presto cede il passo alla furia omicida: Anders si sente vittima di un crimine, «un crimine che gli aveva portato via ogni cosa, che gli aveva portato via se stesso», si scaglia contro la propria immagine allo specchio, si rimette a letto sperando che quell’uomo scuro se ne vada, chiama al lavoro per dire che è malato, molto malato, piú di quanto immaginasse, si aggira per la città e scopre che «le persone che lo conoscevano non lo conoscevano piú», e infine telefona a Oona. Oona, giovane insegnante di yoga, sta provando a prendersi cura di sua madre – e di se stessa – dopo la morte del fratello gemello; fra lei e Anders si è da poco riaccesa un’attrazione nata fra i banchi di scuola, ma quando Oona passa da lui dopo il lavoro, rimane di stucco di fronte all’uomo che le apre la porta, e sulle prime fatica a riconoscerlo. Ciò che Oona e Anders ancora non sanno è che la trasformazione sta prendendo piede ovunque: tutte le persone bianche stanno diventando scure, e la tensione sociale continuerà a crescere, sfociando in risse, sparatorie, suicidi e sommosse, finché «l’ultimo uomo bianco» verrà sepolto e la bianchezza non sarà che un ricordo. Hamid, in un vortice di frasi che, come i personaggi che le abitano, sembrano sorrette da un disperato bisogno di stabilità identitaria, confeziona un romanzo di commovente lucidità sulla perdita del privilegio, un’opera in cui frustrazione e violenza si trasformano nella promessa di futuro: «a volte sembrava che la città fosse una città in lutto, e il Paese un Paese in lutto, e questo si addiceva a Anders, e si addiceva a Oona, dato che collimava con i loro sentimenti, ma altre volte sembrava il contrario, che stesse nascendo qualcosa di nuovo, e abbastanza stranamente anche questo si addiceva loro».

Una parabola per il nostro mondo inquieto, squisitamente evocato da Hamid con uno stile ipnotico e sinuoso. Ciò che L’ultimo uomo bianco ci consegna è un piccolo raggio di luce.
«Los Angeles Times»

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