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In principio, confusione e paura
«Senza libri come questo la grande
letteratura israeliana non sarebbe
mai stata quello che è».
Elena Loewenthal
Allo scoppio della Prima guerra mondiale il progetto
sionista entrò in crisi. Moltissimi ebrei insediati
in Palestina provenivano dalla Russia e all'entrata
in guerra dell'Impero ottomano a fianco degli Imperi
centrali erano diventati dei nemici.
Di fronte alla prospettiva di essere internati
o spediti ai lavori forzati e di fronte alla paura
di violenze e rapine, molti decisero di lasciare
gli insediamenti e trasferirsi in Egitto o in America.
Il romanzo di Reuveni, pubblicato nel 1919, racconta
il bivio politico-morale-esistenziale di quanti
dovevano prendere una decisione in quei giorni.
Con personaggi in parte presi dalla realtà
(Ben Gurion, Ben Zvi, Reuveni stesso) in parte
di invenzione, come il contabile Tziprovitch,
una delle grandi figure di «inetto» della letteratura
del Novecento.
Il libro
Sono tante le voci di questa storia. Tante e variegate, l’una diversa dall’altra. E c’è una straordinaria capacità dell’autore di intrecciare il pubblico e il privato, di mostrarci angoli di vita intimi, di costruire dialoghi che pare di sentirli con le orecchie e vederli nei volti e nei gesti dei personaggi. È un realismo molto particolare, quello di Reuveni: se c’è una tesi nel romanzo, che ruota intorno a questo nuovo spaesamento generato da circostanze storiche in cui ancora una volta gli ebrei sentono la terra mancare loro sotto i piedi, è non meno vero che queste pagine sono avvincenti per la trama, per il formidabile disegno dei suoi personaggi, della città, dei suoi spazi esterni e interni.
C’è in sostanza un attaccamento profondo e tenace alla realtà. E, soprattutto, alla complessità di una realtà piú inafferrabile che mai, in cui non è soltanto il futuro a essere incerto. A buon diritto, dunque, In principio, confusione e paura si inscrive nella categoria dei classici della letteratura ebraica moderna e contemporanea.
dalla prefazione di Elena Loewenthal