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Il signor Theodor Mundstock
Chi è il signor Theodor Mundstock che scivola inosservato per le stradine e i viali della vecchia Praga in un brumoso autunno del 1941?
Un individuo sospetto, oppure un sognatore, un'anima semplice, o forse ancora un «uomo ridicolo »? Attraverso la sua storia si entra in un universo dominato dalla paura: assoluta, pervasiva, incontrollabile.
Il libro
Chi è il signor Theodor Mundstock che scivola inosservato per le stradine e i viali della vecchia Praga in un brumoso autunno del 1941? Un individuo sospetto, oppure un sognatore, un’anima semplice, o forse ancora un uomo«ridicolo»? In realtà il signor Mundstock è solo un’insignificante comparsa: un ex procuratore della ditta «Manache Lowy. Canapa, corde e fili», costretto da leggi razziali a spazzare le vie cittadine, uno spaurito ebreo praghese in attesa della convocazione per il campo di concentramento.
Scegliendo la chiave ironico-grottesca per descrivere gli ultimi mesi dell’esistenza del signor Mundstock, pavido e sensibile antieroe ritagliato nella cartapesta piccoloborghese, Fuks spalanca la porta sulla dimensione metafisica della paura, descritta – nelle sue parossistiche variazioni – con le note in crescendo di una fuga d’organo.
Mundstock esorcizza la snervante attesa sdoppiandosi in una proiezione schizofrenica – l’ombra Mon – che sguscia dal buio per dialogare beffarda con il suo doppio, smontandone pezzo a pezzo le deliranti chimere.
Mundstock colma il vuoto di una vita solitaria vivendo in simbiosi con una gallinella allevata amorosamente nel suo stesso appartamento, mentre coltiva a distanza un amore protettivo, quanto sfumato d’ambiguità per l’adolescente Simon. Mundstock, paralizzato dall’angoscia e straziato dalla tenerezza per gli amici piú cari, mima la vita ma non sa vivere alimentando con il ricordo un passato asfittico, intessuto di gesti abortiti, e sottraendosi al presente grazie al «metodo», un cerimoniale minuzioso da lui inventato per eludere la spaventosa prova. E tuttavia il dono di un cuore puro, – nell’accezione talmudica del termine, – se anche precipita Mundstock, con sventatezza inconsapevole, verso un epilogo fulminante, ne riscatta gli esigui orizzonti, la marginalità.
L’assurdo tragico del personaggio diventa atto d’accusa nei confronti di un mondo sigillato nell’opaca crudeltà dei carnefici e nell’ineluttabile rassegnazione delle vittime.