Giulio Einaudi editore

Il peso del corpo

Copertina del libro Il peso del corpo di Ehud Havazelet
Il peso del corpo
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Un giorno Nathan Mirsky viene informato che suo fratello maggiore Daniel, un tempo orgoglio della famiglia ma ormai perso in un mondo di degrado e droga, è morto a San Francisco, apparentemente in uno scontro a fuoco. D'impulso decide di lasciare la compagna e il lavoro per scoprire qualcosa di più sulla fine del fratello.

2009
Supercoralli
pp. 356
€ 21,00
ISBN 9788806195236
Traduzione di

Il libro

Un giorno Nathan Mirsky viene informato che suo fratello maggiore Daniel, un tempo orgoglio della famiglia ma ormai perso in un mondo di degrado e droga, è morto a San Francisco, apparentemente in uno scontro a fuoco. D’impulso decide di lasciare la compagna e il lavoro per scoprire qualcosa di più sulla fine del fratello.
Insieme a lui parte anche il padre Sol, un sopravvissuto ai campi di sterminio, uomo silenzioso e severo che ha dedicato la vita a fabbricare scarpe e a catalogare le storie delle vittime della Shoah, l’una e l’altra cosa con la medesima esclusiva solennità.
Ripercorrendo gli ultimi giorni di Daniel, i due uomini sono costretti a fare i conti con il dolore, la rabbia e i silenzi che li hanno allontanati probabilmente per sempre. Ma reggendo tra le braccia le ceneri del figlio, del fratello, dovranno imparare a convivere con il peso della memoria e la leggerezza del corpo.

«Un risultato notevole da uno scrittore di raro talento. Un testo dolente e magnifico, aperto a molteplici letture».

Chicago Tribune

«Può essere penoso guardare in faccia la realtà, dire la verità delle cose. Ma Il peso del corpo ci ricorda che nient’altro ha la stessa forza. Straordinario».

The New York Times

Daniel era il figlio più amato, lo studente più promettente, il carismatico e ammirato agitatore delle proteste studentesche alla fine degli anni Sessanta. Poi qualcosa cambia: i rapporti con la famiglia si deteriorano, i mille lavori, i vagabondaggi, il trasferimento dall’altra parte del paese, la droga. Poco a poco anche l’adorante fratello minore prende le distanze da lui. Nathan sembra seguire la stessa parabola autodistruttiva di Daniel: quasi quarantenne, quasi medico, quasi legato a una donna che però non riesce a smettere di tradire e maltrattare, cerca nell’alcool, negli improvvisi scatti di violenza a cui si abbandona, nel sesso tormentato e compulsivo, un po’ di quell’oblio che plachi la collera e il senso di inadeguatezza da cui è posseduto.
Un giorno Nathan riceve la notizia che Daniel è morto: ucciso in circostanze poco chiare, probabilmente durante una sparatoria. D’impulso decide di abbandonare tutto e andare a San Francisco per occuparsi del corpo del fratello e scoprire quel che può sul suo assassinio, e su ciò che l’ha preceduto. Lo accompagna il padre, Sol Mirsky, un sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti. Severo e taciturno, Sol appare imprigionato nel ricordo degli orrori che ha attraversato, teso in un’immobilità rabbiosa e disperata che l’ha progressivamente allontanato dai figli.
A San Francisco i due uomini incontrano Abby, ex tossicodipendente, e suo figlio, il piccolo Ben: la famiglia di cui Daniel non aveva mai parlato.
Tutti i personaggi si scoprono uniti – quasi loro malgrado e al di là del sangue – da un vincolo vibrante e profondo: la vicinanza che nasce dal subire una medesima perdita, dal raccogliersi insieme intorno a un’assenza che non potrà essere risarcita. Sia essa il vuoto lasciato da una persona cara, o le rovine di quel disastro che chiamiamo Storia.
Di fronte alla scatola che contiene le ceneri del fratello, del figlio, dell’amante, del padre adottivo, saranno costretti a confrontarsi con il dolore, la memoria e il peso del corpo.

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