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Il libro nero
In una Istanbul labirintica e malinconica, un giovane avvocato scopre improvvisamente che la moglie è svanita nel nulla. Anche il fratellastro di lei, un celebre giornalista, è introvabile. Inizia così un giallo filosofico che porterà l'improvvisato detective a scoprire ciò che non avrebbe mai voluto sapere.
Il libro
«Il libro nero è il grande romanzo di una città divisa; dei suoi labirinti, della sua mitologia, della sua storia, così come fa Joyce con Dublino, Dos Passos con New York, Svevo con Trieste. Un romanzo in cui ci si convince che la lettura è prima di tutto avventura».
Le Nouvel Observateur
In una Istanbul labirintica e malinconica descritta con straordinaria vivezza e precisione, un giovane avvocato, Galip, parte alla ricerca della moglie scomparsa. Prima di lasciarlo, Rüya ha scritto una lettera d’addio, e al di là delle diciannove, vaghe parole contenute nel messaggio, Galip è colpito dal fatto che la moglie abbia usato una biro verde. Una biro come quella che Galip aveva perso in mare quand’era bambino durante una gita in barca con Rüya, e che Celâl, fratellastro di Rüya, aveva inserito in una magistrale puntata della sua rubrica sul «Milliyet» dove immaginava tutti gli oggetti che sarebbero venuti alla luce «il giorno che il Bosforo andrà in secca». Tutto a Istanbul è inestricabilmente legato, e come in un sogno tutto può assumere un altro significato e ogni nome diventare pseudonimo. Celâl è un giornalista importante, amato e odiato, ma comunque molto letto. Dice di sé che avrebbe preferito occuparsi soltanto di argomenti solenni, battaglie decisive e amori infelici. Si ritrova invece a essere uno scrittore «pittoresco», impegnato in un’opera enciclopedica di ricostruzione della città, attraverso gli oggetti della modernità dai nomi occidentali e quelli polverosi e mezzi rotti della tradizione («le cose che ci siamo lasciati alle spalle»). Ma Celâl non può aiutare Galip nella sua indagine perché è scomparso anche lui. Il giovane avvocato s’improvvisa detective e cerca la moglie e il giornalista senza troppa convinzione, o forse con la paura di scoprire ciò che non vorrebbe mai venire a sapere. Forse il suo destino è già tutto contenuto nelle vecchie puntate della rubrica di Celâl, forse quei pezzi sul «Milliyet» contengono la storia presente e futura della città e di tutti i suoi abitanti. Pubblicato nel 1990 e tradotto in questa edizione per la prima volta dall’originale, Il libro nero è il romanzo con cui Orhan Pamuk si è imposto all’attenzione dei lettori di tutto il mondo. Conferendogli il Premio Nobel per la letteratura 2006, i membri dell’Accademia svedese hanno scritto che «Il libro nero è un’odissea attraverso un’Istanbul notturna piena di geni e presenze impalpabili, una città dove le storie inventate sembrano più credibili di quelle vere, e la verità è un’ombra sul muro».