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Chiara luce del giorno
Scritto alla fine degli anni settanta e considerato dalla critica uno dei libri migliori di Anita Desai, questo romanzo viene ora tradotto per la prima volta in Italia. Con La chiara luce del giorno Einaudi inizia la pubblicazione delle opere della grande scrittrice indiana.
Il libro
In una decrepita, grande casa della vecchia Delhi si ritrovano, a distanza di alcuni anni dal loro ultimo incontro, due sorelle non piu giovani, Bim e Tara. La prima, nubile, è rimasta a vivere nella casa di famiglia, sempre piu disordinata e cadente, e che tuttavia, nella sua polverosa quiete, mostra una segreta, bizzarra, vitalità. La seconda ha sposato un diplomatico, ha viaggiato molto e vive ormai da anni negli Stati Uniti. La casa e il giardino sono lo spazio concluso entro il quale si svolge tutta la vicenda. Nella veranda dove oggi conversano le protagoniste ormai adulte, in un fluire ininterrotto di ricordi, spesso tristi e dolorosi, si muovono e conversano gli altri membri della famiglia, coloro che, ora animandola, ora frustrandola, hanno segnato l’infanzia e la giovinezza delle due donne: gli amati fratelli Raja e Baba; i genitori, freddi e distaccati giocatori di bridge; zia Mira, che ha allevato tutti loro, e che è forse il personaggio piú tragico e simbolico di tutto il romanzo; infine i domestici, e i cani e i gatti. Sullo sfondo che permea tutta la storia famigliare, l’India subito dopo l’indipendenza (1947), il dramma della Partizione e dei profughi, gli assurdi massacri di musulmani e hindu al confine tra India e Pakistan, il giorno dell’assassinio di Gandhi… In una circolarità che è quella della storia e delle esistenze umane nella tradizione hindu, il racconto si conclude sulla stessa veranda in cui è incominciato, alludendo alla ricomposizione del legame tra passato e futuro, di cui il presente, e il racconto, sono soltanto un piccolo anello. «Da un pugno di ricordi, da un patchwork di sogni, giochi infantili e fiabe, Anita Desai ha ricreato l’intero quadro di una cultura e di una società. Il romanzo -come accade solo con i romanzi migliori -ci prende completamente. Ci trasporta cosí profondamente in un altro mondo che cominciamo a temere di non riuscire a uscirne» (Anne Tyler, autrice di Turista per caso).