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Primo Levi e i tedeschi
L'edizione tedesca di Se questo è un uomo avviò una serie di contatti epistolari tra Primo Levi e i suoi lettori in Germania. Lo studio di Martina Mengoni li ricostruisce e ne fa emergere l'importanza.
Il libro
In Se questo è un uomo, Primo Levi si descrive al cospetto del tedesco per antonomasia, che compendia tutti i tedeschi: il dottor Pannwitz, che «siede formidabilmente» dietro la sua «complicata scrivania». Sta per cominciare l’esame di chimica che gli può valere la sopravvivenza, e Levi dà voce al giudizio, sommario e inevitabile, su tutto un popolo: «Quello che tutti noi dei tedeschi pensavamo e dicevamo si percepí in quel momento in modo immediato. [ ] “Gli occhi azzurri e i capelli biondi sono intrinsecamente malvagi. Nessuna comunicazione possibile”». Oggi sappiamo che, piú tardi e altrove, lontano da Auschwitz, la comunicazione poté riprendere, e riservò sorprese. Per fortuna di Primo Levi – e dei suoi lettori – la storia con «i tedeschi» non si bloccò ai due lati di quella «complicata scrivania».