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Teneri violenti
Un diario intimo e collettivo, originalissimo, che compone la partitura di un Paese innocente nella sua ferocia.
Il libro
Uno choc culturale, quasi una vertigine, è al principio di questo insolito libro. Un uomo rovista nelle storie anonime del nostro passato recente e davanti al suo sguardo si spalanca una folla di vite epiche, tragiche, strambe, romantiche: l’incubatore di quel che siamo diventati.
Un trentenne milanese viene assunto come redattore di una trasmissione televisiva. Deve cercare vecchie notizie, comprese tra il ’70 e l’85, frugando tra gli archivi dei quotidiani. Come un sommozzatore s’immerge in quegli anni, fino a imbattersi in storie che gli tolgono il respiro, e che comincia a conservare in una cartellina personale. Dai seimila aspiranti bidelli che una mattina si presentano, ben vestiti e pettinati, davanti agli sportelli della pubblica amministrazione, alla vicenda di un bambino che s’imbarca da solo in cerca della madre partita e mai piú tornata, al suicidio d’amore nello scantinato di una fabbrica, queste storie diventano per lui un rifugio, un’ossessione. In una Milano mai cosí contemporanea, tra pizze davanti al computer, quartieri riqualifi cati e relazioni sentimentali su WhatsApp, il protagonista riscopre un’Italia perduta, la cui corporeità si contrappone al mondo immateriale e sfilacciato in cui siamo avvolti.
«L’Italia era un Paese che dovevamo sublimare di continuo, per amarlo, specie alle sette di sera, quando raccoglievamo il grottesco accumulo delle sue storie e della sua cronaca quotidiana».