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Stirpe selvaggia
Una storia d'amore e d'amicizia lunga una vita,
sullo sfondo dei grandi eventi che hanno
segnato la storia del secolo scorso.
Eraldo Baldini è il vincitore del Premio Manzoni per il romanzo storico con Stirpe selvaggia.
Il libro
Amerigo è cresciuto in una nostrana Macondo abitata da braccianti, boscaioli e personaggi fiabeschi. È un ribelle, e dicono sia figlio di Buffalo Bill. Forse è destinato a compiere grandi imprese, forse è solo incapace di salvarsi.
San Sebastiano in Alpe, paese dell’Appennino romagnolo, 1906. Amerigo ha nove anni e sua madre l’ha chiamato cosí perché l’ha concepito in America. Quando il Wild West Show fa tappa a Ravenna, lei decide di portare il figlio a conoscere suo padre. Buffalo Bill però non accetta di incontrarlo e questo rifiuto spinge il già inquieto Amerigo a schierarsi per sempre «dalla parte degli indiani». Con Mariano e Rachele si dipinge il viso, e scorrazzando per i boschi sogna di fare la rivoluzione. Ma la Storia divide le strade di questi amici inseparabili, travolti dalle burrasche del Novecento: le lotte di classe, il fascismo, le guerre mondiali. Con grande potenza evocativa, Stirpe selvaggia mette in scena un protagonista struggente come un eroe romantico, eppure modernissimo. Diviso, come ognuno di noi, tra l’affermazione di sé e la rinuncia, tra la solitudine e il bisogno d’amore.
«Quando scorrazzavano nei boschi e sui dirupi che costituivano il loro universo selvaggio, lanciavano le stesse grida di furore e di guerra che avevano sentito durante il Wild West Show. Grida che, non addomesticate e costrette sotto il tendone di un circo, squillavano libere e vere. – Come gli indiani? – chiedeva Amerigo quando stavano per buttarsi in qualche scorribanda o avventura. – Come gli indiani! – confermava Mariano, e col fango, l’erba, la ruggine delle pietre o il sugo di qualche bacca si dipingevano le guance e la fronte, un’unzione che aveva il valore di un sacramento barbaro e profano».