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Stanza 411
Dentro la stanza 411 ci sono poche cose. Una valigia. La mia. Il tuo zaino nero. Gli abiti che indossavamo oggi appesi nell'armadio e sulla spalliera di una sedia.
Siamo in due. Tu sei un uomo. E io sono una donna.
È la prima volta che lo penso. Degli altri, quelli che sono venuti prima di te, pensavo: ragazzi. Di me davanti a loro, pensavo: bambina.
Il libro
Due esseri umani si incontrano, si desiderano, provano a mettere insieme le loro vite contro ogni logica e convenienza. E come molti falliscono. È la voce di lei – scarnificata, precisa, sincera – a raccontare una storia d’amore che è anche la storia delle nostre paure, delle nostre aspettative, della manipolazione che cova in ogni rapporto, dell’impossibilità di conoscersi davvero fino in fondo, e del bisogno ostinato di crederci, nonostante tutto.
Una donna si guarda allo specchio, nuda in una stanza d’albergo, al centro esatto della città di Roma, a pochi passi dal Pantheon. Come la Shahrazad delle Mille e una notte, inizia a raccontare una storia, rivolgendosi a un uomo. Racconta la storia di un amore, il loro, ma potrebbe essere benissimo un altro. La storia viene ripercorsa in tutti i suoi momenti, nella nascita della passione, nella voglia di lei di abdicare a sé stessa donandosi a lui, nella scoperta della violenza e del rifiuto. Una storia che somiglia a una confessione, ma è misteriosa come l’architettura di un tempio pagano. Dalla vincitrice del Premio Campiello 2016, un’educazione sentimentale per l’età che aveva rinunciato ai sentimenti.