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Puerto Plata Market
Il libro
Michele ha la maturità classica, è rimasto sei anni disoccupato e adesso fa «materie plastiche vicino Gornate». Ama soprattutto Beautiful, «il porno che vedi tutto», la Juve di Lippi. E andare all’lkea di Cinisello Balsamo.
Il suo ideale è la Svizzera, dove il padre lo portava il sabato a far benzina e a comprare il Toblerone. Poiché, «a trent’anni, è il momento di metter su famiglia», e la sua Marina l’ha tradito, parte per Puerto Plata dove, di sicuro, troverà l’amore. Che è come il gratta e vinci.
Aldo Nove, per rivelarci i segreti inconfessabili del suo protagonista, inventa una lingua corrotta eppure smagliante, in cui il nome di un’amata merendina, di una puttana caraibica, di un attaccante juventino si innervano dolcemente su vaghezze pseudofilosofiche new-age, o sulla trama di un telefilm o di un cartone animato, visti come testi sapienziali, in un continuo esilarante borborigma. A questa voce lo scrittore alterna quelle originali di personaggi incontrati per le strade di Puerto Plata e pezzetti di giornale, in una sorta di struggente e nevrotica polifonia. E la fuga di Michele in un mondo «periferico» e con l’orologio un po’ indietro ma non troppo rispetto all’ltalia, come Puerto Plata, diventa anche il modo piú adatto per far emergere tutto il dolore che c’è dietro l’incantato ma anche straccione Paese dei Balocchi e delle Merci, l’unico luogo, o forse non-luogo, in cui Michele – come tanti che sono stati bambini negli ultimi cinquant’anni – è finora vissuto.