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Le stagioni di Giacomo
Il libro
Una piccola comunità dell’altipiano di Asiago, nel Veneto, è uscita stremata dalla Grande Guerra: ovunque macerie, povertà disoccupazione, il senso di una prostrazione morale. Chi non emigra all’estero ha davanti a sè come unico lavoro possibile la montagna alla ricerca dei residui bellici da rivendere ai grossisti di metalli per pochi centesimi. E’ un lavoro ad alto rischio, che può costare la vita se si incontra un ordigno inesploso; è un lavoro pietoso, perchè molti corpi di soldati “dispersi” affiorano dalla terra sconvolta. Giacomo, il protagonista del romanzo, impara il mestiere fin da bambino, quando una giornata di recupero significava un concreto aiuto al magro bilancio familiare, o un piccolo svago domenicale. Al seguito del padre, diventa un professionista esperto: nel silenzio dei monti, Giacomo impara a dialogare con i soldati scomparsi, ma anche a conoscere la natura e a decifrarne il linguaggio segreto, ad amare piante ed animali. Gli anni passano i segnali del nuovo regime fascista raggiungono anche le periferie più lontane. Il paese viene scelto per una colonia nazionale di balilla e per la costruzione di un monumentale ossario dei caduti. Si trovano così a convivere due società: quella ufficiale del nuovo potere, con la sua retorica guerriera e imperiale, e la società alpina, solida e solidale, gelosa custode dei valori in cui crede, capace di sacrifici e di entusiasmi spontanei. Ma già si annuncia una nuova stagione di guerre, e altri giovani si apprestano a ripercorrere, ingigantita, la tragedia di cui i “recuperari” sono stati testimoni. Quello che Mario Rigoni Stern racconta in questo romanzo è un mondo ancora integro, dominato da un forte senso della comunità, sapiente nella sua conoscenza (e nel rispetto) della natura e dei suoi ritmi: una civiltà armoniosa che oggi ci appare come travolta da un degrado irreversibile, i cui primi sintomi sono appunto da cercare negli anni Venti e Trenta. Rigoni Stern ce la restituisce con poetica […]