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Le nostre distanze
«Uscivo... con un sentimento di colpa sgradevole per non riuscire a coincidere con niente: ...né con quello che credevo di essere stata, e forse stata non ero mai, né con quello che pareva che ci si aspettasse da me che diventassi. E con la convinzione altrettanto profonda, seppure vaga, di aver sbagliato, in qualche momento della vita».
Il libro
In piena guerra, nel 1941 , non piú adolescente e non ancora adulta, Linda approda a una nuova Terra Promessa. Attonita. Alle proprie spalle, ha lasciato buona parte di se stessa, tutti gli affetti, un Paese dove il regime mussoliniano ha imposto le leggi razziali. Quello in cui adesso si trova è un mondo lontano dal mondo. Un’università americana con studiosi celebri, spesso anch’essi esuli, grandi biblioteche, distese di prati curati, edifici palladiani. Nel «Paese della Libertà dove tutto appare possibile, – come ha scritto Enzo Colino nell’Introduzione, – Linda comincia a misurare tutte le distanze che la separano dal passato e dal presente». E a cercare di districarsi tra il richiamo dei libri, scelte morali e religiose, e sentimenti confusi d’amore. Il racconto di una crisi personale che fu anche la crisi di una generazione in fuga.