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L’allodola e il cinghiale
Illustrato da Luigi Mainolfi, un racconto delicato e struggente, un piccolissimo romanzo d'iniziazione.
Il libro
Un padre e un figlio, separati dallo stesso dolore, entrano nel bosco alla vigilia di Natale. L’uomo vuole abbattere il cinghiale che gli sta distruggendo coltivi e orto. Il ragazzo intuisce, in quel grande buio, che la «preda» è qualcosa d’altro, e difficilmente potrà essere abbattuta da un colpo di fucile. Nella notte d’attesa solo gesti minuti, brevi parole, lunghi silenzi potranno – forse – sconfiggere la rabbia, il rancore, l’opacità del sentimento.
Un uomo e un bambino camminano nel bosco, uno dietro l’altro, senza una parola. Sono padre e figlio e cercano nell’ombra, fra lecci e castagni, il punto esatto in cui s’intana il cinghiale. Procedono insieme, ma soli entrambi, separati da una perdita comune. Nella mente di quest’uomo accecato dal dolore e nella fantasia del suo bimbo pieno di paura ogni cosa giganteggia, sinistra e irreale. Ma nel silenzio di pensieri troppo violenti da comunicare, forse in qualche modo sta maturando un terreno d’intesa. Se il cinghiale è il nemico che devasta le fasce di patate e di calendola, se la rabbia è un sentimento così tangibile da fare paura, alla fine i bambini sono più saggi dei padri: all’alba di questa lunga notte si potrà persino immaginare di «veder partire i castagni e i lecci, a uno a uno, camminando sulle loro radici, flattete-flattete, fra rumori di foglie e di rami, come una lunga processione», per tornare a vedere il mare.