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La mia maledizione
La storia di un'amicizia impossibile, vissuta nel tempo in cui tutto è possibile. Alessandro De Roma possiede una voce capace di ipnotizzare: mentre scende lentamente in profondità, ti coglie di schianto.
Il libro
L’adolescenza è il tempo in cui si misurano gli spazi: del mondo fuori e dentro di sé. Ecco il motivo per cui Emilio si aggira per Nuoro sentendosi una «creatura di un mondo diverso gettata per palese ingiustizia in un ricettacolo di barbarie». Forse perché arriva da Oristano, forse perché è ricco, forse perché è figlio dell’ingegner Corona, che ha costruito mezza Sardegna. Pasquale Cosseddu, invece, è «la Fogna»: indossa maglioni dozzinali, in testa ha un groviglio di capelli sporchi, e puzza terribilmente. Solo quando si arrampica sugli alberi o si rotola nelle foglie la sua vera indole – di capra, o di angelo – si rivela. Non c’è ragione al mondo per cui debbano diventare amici. Ma quando si ritrova Cosseddu come compagno di banco, Emilio intuisce, e volontariamente sceglie, la sua maledizione. Alessandro De Roma affronta di petto una storia colma di cattiveria e di dolcezza: le prove generali della vita adulta. La Sardegna urbana degli anni Novanta, lontana dal folklore, fa da sfondo a un romanzo potente, sottile nello scavo psicologico, che parla alla parte piú profonda di tutti noi: quella che – per convenienza, vergogna, o semplice paura – preferiamo tenere nascosta. «Con Cosseddu io ero bambino e re del mondo. Quello era il dono che lui aveva fatto a me, mentre io gli davo la tenerezza che non avrebbe potuto trovare altrove. Correvamo sui muschi scivolosi e cadevamo rialzandoci senza lamentarci del dolore; e in questo esercizio lui era mille volte piú bravo di me».
***
«Era un tempo di attesa fatto di moltissime ore e giorni, animato da un rancore inesprimibile e astratto e, piú di ogni cosa, dalla paura: di sbagliare, di essere meno intelligente degli altri, niente affatto simpatico. Gli anni dorati dell’adolescenza».