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Io vi maledico
Viaggio alle radici della rabbia. Una rabbia «giusta» che origina dall'esclusione, dalla disuguaglianza, dal sopruso e dall'assenza di giustizia. Storie di uomini e donne comuni che non trovano posto né ascolto.
Il libro
«Io vi maledico» c’è scritto sulla lapide di marmo che un operaio dell’Ilva di Taranto ha voluto mettere per strada, sotto casa sua. E «Io vi maledico», dice la figlia dell’imprenditore che si è ucciso strozzato dall’usura bancaria. Sono due delle storie che compongono il ritratto corale di un Paese disorientato. Scritto nel 2012, molto prima che la politica assumesse la forma che ha oggi, Io vi maledico trasforma in racconti esemplari reali vicende di cronaca, e coglie nel momento in cui nascono tutti i segnali che si sarebbero di lí a poco trasformati nella protesta. Le voci di chi non ha voce, gli sguardi e le parole di un Paese che cambia. Nell’introduzione alle storie si chiede alla politica di dare ascolto a queste voci. Se lo avesse fatto per tempo la Storia sarebbe stata diversa. Un libro che ha anticipato i nostri giorni, scritto con parole dure come la pietra. O come la verità. Unico antidoto alla rabbia di chi è stanco di non essere ascoltato.